Calcolare la rendita catastale è fondamentale per determinare il valore fiscale di un immobile.
Di cosa parliamo in questo articolo
La rendita catastale di un immobile è un parametro di grande importanza per determinare il valore di reddito attribuito a un bene dall’Agenzia delle Entrate.
Sapere a quanto ammonta questo valore serve soprattutto per fare chiarezza sulla base fiscale con cui vengono determinate le tasse da pagare su una proprietà quando hai intenzione di vendere o comprare casa.
Se vuoi saperne di più sull’intricato mondo delle imposte sulle proprietà immobiliari prima di comprare casa, prendi la calcolatrice e seguici per conoscere il valore dell’immobile che ti interessa acquistare.
Rendita catastale: cos’è e quando serve
Vediamo più nello specifico cos’è la rendita catastale. La definizione ufficiale ce la fornisce l’ordinamento italiano con il R.D. n.652 del 1939. All’articolo 9 leggiamo: “È la rendita lorda media ordinaria ritraibile previa detrazione delle spese di riparazione, manutenzione e di ogni altra spesa o perdita eventuale”.
Non sono parole semplicissime, ce ne rendiamo conto. Proviamo a semplificarle al massimo: la rendita catastale è il valore attribuito per calcoli fiscali a qualsiasi edificio in grado di generare o produrre reddito. Assume particolare rilevanza quando dobbiamo:
- determinare il valore di un fabbricato per il calcolo delle imposte, anche per l’IMU sulla seconda casa di cui abbiamo parlato nella nostra guida completa;
- calcolare il valore catastale per successioni e ipoteche;
- stabilire il valore erariale di un bene e la sua redditività erariale.
Il calcolo rendita catastale è fondamentale per determinare il valore fiscale di un immobile.
Per determinare a quanto ammonta è molto importante conoscere la categoria catastale a cui appartiene l’immobile. Sotto il profilo fiscale, infatti, esiste una notevole differenza tra strutture destinate a uso abitativo e semplici magazzini, tra un box auto e una casa di cura. In Italia esistono quattro macro-tipologie diverse di categorie catastali, vediamo come sono suddivise.
Quali sono le categorie catastali?
Gli immobili vengono raggruppati in quattro grandi categorie catastali. Ognuna di esse è poi suddivisa in sottocategorie che a loro volta vengono ripartite in ulteriori classi.
Gruppo A
È il gruppo a cui appartengono le abitazioni e le strutture assimilabili ad abitazione, come ad esempio gli uffici. Il gruppo è suddiviso a sua volta in sottocategorie dall’A/1 all’A/11. La consistenza catastale dei beni di questo gruppo è calcolata in vani.
Gruppo B
Categoria riservata agli edifici di alloggio collettivo con carattere sociale o comunitario, come prigioni, ospedali e scuole, misurati in metri cubi e suddivisi in otto sottogruppi.
Gruppo C
Raccoglie le strutture a uso vario e commerciale, quindi negozi e magazzini, ma anche box auto, classificati da C/1 a C/7. L’unità di misura catastale è il metro quadro.
Gruppo D
È il gruppo che raccoglie invece alberghi, cinema, teatri, fabbricati rurali e altri immobili a fine di lucro raccolti in dieci sottocategorie. La rendita in questo caso viene stabilita in base a una stima diretta.
Esistono, poi, due ulteriori gruppi, E ed F, che includono i beni a destinazione particolare di uso pubblico (dalle stazioni ai cimiteri, passando per i semafori) e le entità urbane.
Ogni immobile appartiene quindi a una specifica categoria catastale in base alla quale è possibile determinare con la giusta unità di misura le dimensioni del bene, se in vani, metri quadri o metri cubi. È questa la base di partenza per il calcolo della rendita catastale.
Categorie catastali e rendita catastale
Adesso che conosciamo le diverse categorie catastali torniamo alla rendita catastale e a come si calcola. La formula generale si basa su due fattori:
- la dimensione dell’immobile, da misurare in vani, metri cubi o metri quadri in base alla classe d’appartenenza;
- la tariffa d’estimo, un coefficiente di calcolo che varia a seconda di diversi fattori.
È importante calcolare la rendita catastale per determinare il valore fiscale di un immobile.
Le tariffe d’estimo vengono stabilite dall’Agenzia delle Entrate del Territorio sulla base della destinazione d’uso del bene e della zona in cui si trova.
Rimanendo nell’ambito degli edifici a uso abitativo, per stabilire il valore degli immobili le città vengono suddivise in diverse zone censuarie a cui vengono attribuiti differenti coefficienti per il calcolo finale. A parità di dimensioni, un appartamento nel centro storico di Milano avrà un valore di partenza più alto rispetto a uno nella periferia industriale, per fare un esempio.
Per individuare le tariffe d’estimo possiamo consultare il sito della Gazzetta Ufficiale. Se conosci zona censuaria, classe e numero di vani puoi determinare la rendita catastale di un immobile in pochi semplici passaggi.
Rendita catastale: esempio di calcolo
Cerchiamo di capire ancora meglio la rendita catastale e come si calcola con un esempio. Prendiamo un appartamento della categoria A nella città di Roma con le seguenti caratteristiche:
- zona censuaria 2;
- sottocategoria A/2, abitazione di tipo civile di classe 1;
- 3 vani totali.
Secondo la tabella della Gazzetta Ufficiale, la tariffa d’estimo per questo tipo di immobile è pari a 216,91€.
Per determinare la rendita del bene, quindi, ci basterà moltiplicare il valore della tariffa per il numero dei vani, quindi:
- 216,91×3= 650,73€
Questa cifra sarà quindi il valore di partenza per calcolare tutte le imposte relative all’acquisto, al possesso e alla vendita del nostro bene a Roma. Il calcolo rendita catastale è fondamentale per determinare il valore fiscale di un immobile e le relative imposte.
Non è sempre semplice farsi un’idea precisa delle tasse da pagare per comprare o vendere casa. Con questo articolo speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza su cos’è la rendita catastale e come si calcola la rendita catastale di un immobile.
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